di Andrea
Sebastianelli
Un convegno serio,
non di sole chiacchiere ma anche di spunti interessanti e utili, di cui si
sentiva il bisogno in una città in cui il castagno dovrebbe sempre essere al
centro delle discussioni istituzionali visto che il nostro Comune è
proprietario di ben 1.500 ettari di bosco e invece spesso questo tema è stato
relegato ai margini. L’arrivo di un’associazione come L’Alveare,
presieduta da Claudio Botti e a cui partecipano seri professionisti e cittadini
appassionati e volenterosi, ha sicuramente dato un impulso positivo al tema
incoraggiando iniziative che possono aiutare il castagno a diventare l’unica
risorsa non solo ambientale ma anche economica in grado di portare sviluppo e
occupazione a Rocca di Papa. La sala del convegno, tenutosi sabato 10 novembre,
era piena di operatori del settore, professionisti di enti di ricerca, politici
e molti cittadini, segno evidente che c’era necessità concreta di parlare del
castagno e delle sue varie spigolature.
Il taglio dato al
tema, infatti, ha permesso di comprendere che i nostri boschi possono essere
osservati da tante angolature: legno, frutto, sottobosco, prodotti lavorati. Un
insieme di fattori che potrebbe rappresentare l’unica risposta alla crisi
economica che stiamo vivendo.
Molto interessanti
gli interventi che si sono susseguiti, a cominciare da quello del dott. Alberto
Manzo, dirigente del Ministero, fino a quelli dei Prof.ri Giannini e Carbone.
In particolare la relazione di quest’ultimo, docente all’Università della
Tuscia, ha toccato i punti centrali delle problematiche legate al castagno,
chiamando alle loro responsabilità anche le pubbliche amministrazioni troppo
conservatrici rispetto all’adozione di metodi e di approcci che oggi hanno
fatto il loro tempo. Un conservatorismo che, alla lunga, stanno pagando con la
crisi di un settore che invece potrebbe trovare la sua nuova primavera.
Pensate, ad esempio, quante cose potrebbe fare un piccolo Comune per favorire
il mercato e la lavorazione del castagno: basterebbe una semplice ordinanza per
obbligare le aziende edili a utilizzare legno di castagno per la struttura di
tetti, portici, casette agricole, ecc.; basterebbe un po’ di intelligenza
amministrativa per capire che arredi urbani (panchine, cestini, giochi per
bambini, tabelloni, ecc.) potrebbero essere forniti dalle nostre imprese locali
che lavorano il legno anziché ordinarli dopo aver sfogliato un catalogo
super-colorato. Piccoli esempi per capire che la risorsa castagno dipende anche
da noi, tanto più quando il Comune detiene una gran fetta di patrimonio
boschivo.
Ma la politica non va
mai oltre le chiacchiere e l’intervento del Sindaco di Rocca di Papa, Boccia,
ha dimostrato perfettamente questo concetto: ancora una volta il primo
cittadino ha parlato del “Comune di Rocca di Papa che ha acquisito 900 ettari
di bosco togliendoli ai privati”.
Caro Sindaco, questo
è accaduto ormai quindici anni fa, perché non ci dice che cosa è successo da
quel momento a oggi visto che la gestione del patrimonio boschivo, per vostra
stessa ammissione nei Consigli Comunali, è un fallimento?
Sorprendente anche
l’intervento di un altro politico, assessore di Lariano, Piero Vitali, il quale
ha puntato il dito contro i tecnici accusati di ostacolare lo sviluppo del
castagno. Vitali, oltre ad essere un politico che si occupa di boschi è anche
proprietario di un’attività boschiva dei Castelli Romani che opera nel settore
castanicolo. Nei nostri territori è stato proprio questo connubio tra pubblico
e privato a causare danni e a provocare ritardi incolmabili sulla
valorizzazione del legno e del frutto. Alla fine del convegno c’è venuto un
dubbio atroce: abbiamo l’oro intorno a noi ma non riusciamo a vederlo.
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