venerdì 31 gennaio 2014

La confraternita del mattone


Boccia chi?

Nei thriller più complicati, gli autori fanno uno schema per ricordarsi i fatti e i nomi delle persone della storia. Ecco, il nostro direttore, nell’articolo accanto, ha dovuto fare proprio così per mantenere il filo del discorso, non disperdersi nei mille rivoli delle vicende collaterali, o nel ginepraio dei nomi delle società coinvolte in quello che effettivamente sembra un giallo.
Di questo giallo conosciamo il movente (i soldi) e l’opportunità (le posizioni di potere ricoperte dai protagonisti). Sappiamo chi sono le vittime (i cittadini di Rocca di Papa), ma tralasciamo di dare nome a quelli che in questo tipo di storie sono i colpevoli. È intuitivo.
Due sono gli elementi che erano un po’ dissonanti all’inizio dello scandalo del caso Carnevali: che il sindaco non spendesse neanche una parola per difendere il suo vicesindaco – che come noto si è dimesso – e che si dichiarasse estraneo ad ogni circostanza riferibile al proprio conflitto di interessi sullo stesso caso.
La risposta a queste due stranezze è unica, o per meglio dire sono due risposte correlate: il sindaco non ha difeso il suo vicesindaco non perché gli è antipatico o indifferente, ma perché proprio non poteva. Non poteva perché al sindaco era noto da tempo il conflitto di interessi che offuscava più di qualche esponente degli eletti che siedono in Consiglio Comunale (oltre Barbante, il consigliere della pseudo opposizione Mario Gatta, per esempio). Ma soprattutto il sindaco era perfettamente a conoscenza che il conflitto di interessi riguardava anche se stesso.
La notizia che un sindaco fa compravendita di terreni nel proprio Comune, armeggiando con aree edificabili, che aumentano di valore e per cui il tecnico incaricato dei progetti è il proprio vicesindaco, mette allo scoperto interessi che politicamente rendono non solo insostenibile la condotta del primo cittadino, ma minano alle fondamenta quella credibilità che dovrebbe essere basilare per chiedere, come fa il nostro sindaco, continui sacrifici ai suoi concittadini.
È il tramonto di una classe dirigente che ha anteposto se stessa e i propri interessi a quelli della collettività. Un gruppo di potere che ha consolidato i propri consensi su promesse sempre rinnovate e quasi mai realizzate, su espedienti amministrativi che sono serviti per coprire buchi di bilancio, manchevolezze programmatorie e incompetenze operative.
Si chiude un’epoca. Naturalmente ci saranno colpi di coda e ancora qualche lutto politico. Ma la parabola ascendente dei semidei del Pd locale è conclusa.

Roberto Sinibaldi