A Grotticelle, tremila anni di storia sepolti dall’ignoranza
Fino a metà del secolo scorso il bosco di Rocca di Papa era
presidiato da guardiani che risiedevano in tutta una serie di casali
disseminati nella macchia.
Riserve di acqua, cibo e legna per scaldarsi non
mancavano. I guardiani facevano una vita semplice, fatta di duro lavoro. I casali
erano le loro abitazioni, ripari sicuri anche se spartani.
In particolare il “Casale dei guardiani” è attiguo alla vicina
area di Grotticelle, dove nascoste tra la vegetazione, scendendo di pochi passi
dall’altura del Casale, ci si imbatte in due tombe rupestri piuttosto arcaiche,
databile forse al VII secolo a.C. Le tombe, poco conosciute se non agli
specialisti, sono molto interessanti e poste su un pendio davvero suggestivo.
Queste premesse, anche se qui appena accennate, danno la misura
della ricchezza dei luoghi, dell’interesse che potrebbero suscitare, per il
valore paesaggistico, storico e archeologico del sito.
Proprio per questo, immaginiamo, c’era stato un finanziamento
europeo per il recupero dell’area e del Casale di ben 380.000 euro. Ma il destino
del Casale è stato un altro. Lo hanno decretato le amministrazioni pubbliche
del Comune di Rocca di Papa e del Parco Regionale dei Castelli Romani. Inerzia
e disinteresse, e quello che ha resistito per secoli diventa un cumulo di
macerie destinate all’oblio. In particolare il Parco ha messo la parola fine a
qualsiasi ipotesi di recupero, rinunciando, con tanto di lettera formale del settembre
2011, a un finanziamento per 1,8 milioni di euro per strutture e percorsi
attrezzati per il turismo, destinato tra l’altro, proprio al recupero di questo
casale. Questa volta non c’era neanche la scusa che i soldi non ci fossero!
A riflettere bene quella del recentissimo crollo non è neanche
una notizia: che il Casale fosse destinato a crollare si sapeva. Era solo una
questione di tempo. Quel tempo è arrivato, ma in questo modo non crollano solo
le pietre dei muri, crolla la storia degli uomini, il retaggio di storie
individuali che si sublimano nella storia di un luogo, quella stratificazione
di azioni secolari che fanno l’antropologia di un popolo, che danno spessore alla
memoria su cui si fonda una comunità.
Lo sanno gli amministratori che preferiscono mandare indietro
finanziamenti così corposi? Noi crediamo di no. Speriamo di no, perché se fosse
diversamente non si tratterebbe solo di ignoranza e incapacità.
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