giovedì 28 febbraio 2013

Dopo le elezioni politiche e regionali Viaggio tra i promossi e i bocciati dei Castelli


REGIONE LAZIO
Nel Consiglio regionale del Lazio a sostituire Carlo Ponzo (consigliere Pd uscente, costretto a non ripresentarsi dopo le vicende che hanno coinvolto tutti i maggiori gruppi politici regionali nella spartizione dei contributi pubblici) sarà Simone Lupi, che appartiene alla stessa corrente dell’ex Sindaco di Rocca di Papa (capeggiata dall’On. Renzo Carella). Lupi, già primo cittadino di Ciampino, ha ottenuto poco più di 9.600 voti, un risultato al di sotto delle aspettative visto che alle regionali del 2010 Ponzo ottenne quasi 16mila voti. Un ridimensionamento della corrente carelliana.
A fare la parte del leone è stato Daniele Leodori (due volte Sindaco di Zagarolo; nel 1998 lavorò presso il Comune di Rocca di Papa in qualità di dirigente dell’area servizi sociali lasciando un buon ricordo), che ha ottenuto 22.748 voti diventando il primo degli eletti del Pd, raccogliendo pienamente l’eredità del suo “maestro” Bruno Astorre, detto “mister preferenze”, che tre anni fa ottenne 22.355 voti. Per lui un doppio successo, personale e politico.
Con il duo Lupi-Leodori, dunque, si consolida la spartizione del Pd dell’area della Provincia di Roma, basata sull’altro duo (Carella-Astorre) ma gli equilibri finora raggiunti potrebbero già essere cambiati nelle proporzioni visto che Lupi, come detto, in troppi Comuni ha perso consensi.
Ottimo successo anche per l’attuale Sindaco di Marino, Adriano Palozzi (Pdl), fedelissimo dell’ex governatrice Polverini, che entra nel Consiglio regionale forte dei suoi 12 mila voti. Non ce l’ha fatta, invece, Marco Mattei (Pdl – ex Sindaco di Albano Laziale), Assessore all’ambiente uscente della Regione, che ha ottenuto poco più di 4mila preferenze. Mattei paga i suoi fallimenti nella gestione di un settore in cui ha dimostrato di avere le idee molto confuse, a cominciare dal tentativo (in parte fallito) di ridimensionare il ruolo del Parco dei Castelli Romani. 


CAMERA
Alla Camera, i Castelli Romani -molto probabilmente- potranno contare sulla presenza di due Onorevoli, entrambi di Sinistra Ecologia e Libertà, Ileana Piazzoni (di Genzano di Roma) e Filiberto Zaratti (di Rocca Priora).
Sia Piazzoni che Zaratti (anche loro, per conto di Sel, rappresentanti della spartizione politica dell’area della Provincia di Roma -dove la media per Sel è del 3%!) saranno ripescati grazie alle rinunce di Nichi Vendola (capolista) e di Massimiliano Smeriglio che dovrebbe andare alla Regione Lazio in qualità di Assessore della Giunta Zingaretti.


SENATO
Al Senato a farla da padrona è invece il Partito Democratico. Infatti i Castelli Romani saranno rappresentati da Bruno Astorre che, ritenuto “impresentabile” da Zingaretti per la Regione, paradossalmente è stato considerato “presentabilissimo” al Senato, dove ritroverà il suo grande amico Luigi Zanda. Misteri della politica d’oggi.
La grande novità al Senato, però, è rappresentata da Elena Fattori (di Genzano di Roma) del Movimento Cinque Stelle. Questa la sua biografia: 46 anni, laureata nel 1994 in Scienze Biologiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Dopo un’intensa attività di ricerca svolta all’estero, tra la Svizzera e gli Stati Uniti dal 1990 al 2009, è diventata ricercatrice presso l’Istituto di Ricerche di Biologia Molecolare di Pomezia. Nel 2009 è rimasta disoccupata a causa della chiusura dell’azienda. Il 30 Settembre 2010 ha passato la prima selezione per “esperti biochimici” da impiegare presso i centri di Ricerca internazionale della Comunità Europea. Svolge diverse attività di volontariato in cui rende utili le sue competenze scientifiche. Nel 2010 ha svolto delle ricerche scientifiche per comprovare la tossicità dei metalli pesanti nelle acque dei Castelli Romani, al fine di ostacolare il nuovo termovalorizzatore di Albano Laziale. Dal 2010, oltre ad aver partecipato alle attività del Comitato acqua pubblica di Genzano di Roma, è attivista del Movimento 5 stelle della stessa cittadina castellana.
Leggendo questo curriculum ricco di vita vissuta e praticata, sorge una domanda: chi è l’anomalia in Parlamento, la Fattori o gli altri?

Rocca di Papa, Pd e Pdl crollano Cinque Stelle primo partito


Crollo dei partiti tradizionali a Rocca di Papa, che perdono oltre duemila voti. Il Pd di Bersani e il Pdl di Berlusconi, sia alla Camera sia al Senato, hanno ridotto di circa il 40% i loro consensi mentre il Movimento Cinque Stelle diventa primo partito del paese; e la differenza tra Pd e Pdl è di poche decine di voti. Un crollo inarrestabile per il Pd, quindi, che governa Rocca di Papa da quasi vent’anni (23,6% alla Camera e 25,4% al Senato – alle elezioni politiche del 2008 ottenne quasi il 41% sia alla Camera sia al Senato) in controtendenza anche rispetto a molti risultati della provincia romana dove il partito di Bersani resiste. Facciamo qualche esempio: Camera: Albano 26%, Frascati 27,5%, Genzano 31,5%, Grottaferrata 27,4%, Ariccia 27,3%, Monte Porzio 28,4%. Senato: Albano 28,3%, Frascati 29,6%, Genzano 34,1%, Grottaferrata 30%, Ariccia 29,8%, Monte Porzio 31,1%. Il Pd roccheggiano, quindi, dovrà cominciare a ragionare su come recuperare consensi e credibilità.
Stessa sorte per il centrodestra (Pdl) che di colpo è piombato al 22,6% al Senato (nel 2008 era al 41,47%) e al 22,1% alla Camera (41,06 nel 2008), perdendo 1.500 voti al Senato e 1.689 alla Camera.
Il movimento di Grillo, dicevamo, è diventato il primo partito del paese (31,7% al Senato con 2.538 voti; e 33,7% alla Camera con 2.951 preferenze), un vero e proprio uragano basato sulla voglia di cambiare sia la politica che le facce della politica.
Guardando i risultati delle elezioni regionali il quadro cambia leggermente ma la sostanza resta. Zingaretti (candidato Presidente del centrosinistra) vince con il 37, 55% dei voti mentre Storace supera di poco il 26%. Anche in questo caso, seppur uscita vincitrice, la coalizione guidata dal Pd ha circa 3 punti sotto la media regionale. Il Partito Democratico, infatti, ha ottenuto 2.270 preferenze (alle regionali del 2010 aveva ottenuto 2.852 voti), arrivando al 30,47% (nel 2010 aveva superato il 42%). In calo anche Sinistra Ecologia e Libertà, 242 voti contro i 275 di tre anni fa.
Al centrodestra è andata ancora peggio. Il Pdl ha ottenuto poco più di 1.600 voti arrivando al 27,62%. Crollo anche per La Destra: 244 voti contro i 401 del 2010.
Anche in questo caso a sparigliare è il Movimento 5 Stelle: 1.539 voti (20,66%).
Non sfonda nemmeno a Rocca di Papa la centrista Bongiorno che ha ottenuto appena 420 preferenze (4,84%). Peggio di lei solo Ruotolo di Rivoluzione Civile con appena 211 voti (2,43%).
Per quanto riguarda le preferenze per i candidati alla carica di Consigliere regionale, si segnalano: Simone Lupi (Pd) con 492 voti (era il candidato portato dal Sindaco Boccia e dal Consigliere regionale uscente Ponzo); Massimiliano Valeriani (Pd) con 203 voti; Daniele Leodori (Pd) con 80; Adriano Labucci (Sel) con 29; Guglielmo Abbondati (Sel) con 27 voti; Marco Furfaro (Sel) con 23; Adriano Palozzi (Pdl – già Sindaco di Marino) con 247 preferenze; Erder Mazzocchi (Pdl) con 135 voti; Guido Zappavigna (La Destra) con 21 voti; Ugo Onorarti (Rivoluzione Civile) con 24 ed Enrico Del Vescovo (Rivoluzione Civile) con 14. Davide Barillari (Movimento 5 Stelle) ha ottenuto 72 voti.




mercoledì 6 febbraio 2013

Colpo di mano al Parco dei Castelli A due settimane dalle elezioni, via 2.000 ettari di bosco per rincorrere il voto dei cacciatori

Al Parco regionale dei Castelli Romani starebbero per approvare una deliberazione per sottrarre al territorio dell’area protetta 2.300 ettari di bosco.
Per giustificare un atto così nefasto per l’ambiente, il Commissario Straordinario del Parco, Matteo Orciuoli  – nominato dalla ex Giunta Polverini – ha incaricato professionisti esterni al Parco di redigere una relazione di VAS (Valutazione Ambientale Strategica), che bolla come “non di pregio” i boschi degli estesissimi versanti del Monte Artemisio, ritenendo quindi che non siano da tutelare.
Un solo elemento è sufficiente a dimostrare la pretestuosità di questo provvedimento: verrebbe escluso dai confini del Parco un bosco di castagno che, per le sue qualità ambientali, la Comunità Europea ha ritenuto di riconoscere come zona SIC (Sito di Importanza Comunitaria), in applicazione della Direttiva “Habitat”.
La verità è che si tratta di una spudorata manovra elettoralistica del Commissario del Parco Orciuoli e, per suo tramite, dell’ex assessore regionale Marco Mattei, per rincorrere i voti di qualche centinaio di cacciatori, a Velletri e Lariano.
È appena il caso di evidenziare un aspetto fondamentale: questa deliberazione, al di là degli effetti puramente elettoralistici, non produrrebbe alcuna conseguenza giuridica perché i confini del Parco resterebbero gli stessi fino a quando la regione Lazio non approvi qualcosa di diverso. Dunque in pratica si avrebbe solo una grande confusione e qualche illusione.
Invitiamo comunque la direzione del Parco a non prestarsi a giochini elettorali di questo tipo. Un’area protetta ha tra i suoi fini istituzionali quelli della tutela. Ridurre il territorio di un Parco di 2.000 ettari, oltre a non avere senso dal punto di vista ambientale, infliggerebbe un duro colpo alla generale credibilità del sistema delle aree protette regionali e a quella personale degli artefici di un simile espediente.