sabato 22 giugno 2013

Un progetto per la casa della pace ma l’ex municipio verrà ceduto. L’Amministrazione ottiene soldi dalla Regione per uno stabile messo in vendita


di Andrea Sebastianelli
Da un po’ di tempo Rocca di Papa è condizionata dalle “case”. Dopo “la casa rosa”, la villa sottratta alla malavita e affidata al Comune e oggi ridotta in un degrado assoluto, è la volta de “la casa della pace”.
Si tratta di un bando, deciso dall’allora Ass.re regionale all’ambiente Zaratti, finalizzato al recupero di strutture pubbliche da adibire a luoghi di discussione e dialogo. Pensate che Boccia si sia lasciato sfuggire questo fiumiciattolo di fondi pubblici? Certo che no! E allora l’amministrazione comunale l’8 febbraio 2011 ottiene il finanziamento dalla Regione Lazio. Ma oggi, anche questa vicenda, come quella della “casa rosa”, rischia di finire sotto inchiesta visto che l’edificio per il quale la Regione ha già stanziato dei soldi per l’esecuzione di lavori, è in realtà nell’elenco approvato dai Consiglieri Comunali riguardante la dismissione di beni pubblici. Voi spendereste soldi per una proprietà che avete messo in vendita? Per qualche piccola riparazione può darsi ma non certo per eseguire lavori straordinari per un importo di 110mila euro! Questa infatti è la cifra che il Comune ha ottenuto per il progetto de “la casa della pace”, un’opera già inserita nell’elenco dei lavori pubblici 2011-2013, approvato dal Consiglio il 14 marzo 2011. Dopo appena un mese, il 12 aprile, la Giunta Boccia approva anche la delibera dei lavori da eseguire ma tre mesi dopo lo stesso Consiglio Comunale detta le linee guida per la vendita del patrimonio pubblico, comprendente proprio la palazzina di Viale Enrico Ferri.
Un’amministrazione attenta ai soldi pubblici e in crisi permanente di liquidità, avrebbe subito fermato il progetto “casa della pace” o, al limite, avrebbe dirottato i soldi stanziati dalla Regione su un altro edificio. Invece no, il Comune ha continuato a viaggiare su due binari ben sapendo che prima o poi, quei binari, sarebbero diventati uno solo e allora i due treni sarebbero arrivati a scontrarsi. Se da una parte ha messo in vendita l’ex municipio di Viale Enrico Ferri dall’altra ha predisposto un progetto per ristrutturare il secondo piano dello stesso ex municipio. Roba da pazzi... se non addirittura da Corte dei Conti o da magistratura!
Ma il paradosso non finisce qui, perchè una delle prerogative del bando non era solo quella di eseguire dei lavori ma anche (e soprattutto) di creare strutture permanenti e funzionanti. Infatti, diversi Comuni che hanno ottenuto quello stesso finanziamento hanno inaugurato veri e propri luoghi d’incontro. E’ il caso di Cerveteri (Roma) che ha aperto uno spazio dedicato all’aggregazione; oppure del Comune di Acquapendente (Viterbo) che ha riqualificato un immobile dotandolo delle strumentazioni necessarie per l’avvio delle attività; o ancora del Comune di Roccagorga (Latina) che ha aperto una casa per l’aggregazione giovanile.
Strutture funzionanti e operative 365 giorni l’anno.
Invece a Rocca di Papa si chiedono e si prendono soldi per un edificio già messo in vendita. Non solo. Nello stesso edificio il Comune ha già eseguito alcuni lavori per la messa a norma della stanza adibita a laboratorio musicale e sala prove (altri 50mila euro finanziati sempre dalla Regione). In totale, per la palazzina messa in vendita, lo Stato italiano ha pagato lavori per 160mila euro!
Non potendo al momento consultare tutta la documentazione esistente sull’argomento, rivolgiamo al Sindaco e ai Consiglieri Comunali alcune domande: i soldi sono già stati incassati dal Comune? I lavori previti sono già stati eseguiti? Se invece la Regione non li ha ancora saldati, il Comune che fa? Li prende, dichiarando contemporaneamente che l’edificio di Viale Ferri sarà tolto dall’elenco delle svendite? Oppure semplicemente li rimanda indietro annullando il progetto?


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