di Andrea Sebastianelli
Da un po’ di tempo Rocca di Papa è
condizionata dalle “case”. Dopo “la casa rosa”, la villa
sottratta alla malavita e affidata al Comune e oggi ridotta in un
degrado assoluto, è la volta de “la casa della pace”.
Si tratta
di un bando, deciso dall’allora Ass.re regionale all’ambiente
Zaratti, finalizzato al recupero di strutture pubbliche da adibire a
luoghi di discussione e dialogo. Pensate che Boccia si sia lasciato
sfuggire questo fiumiciattolo di fondi pubblici? Certo che no! E
allora l’amministrazione comunale l’8 febbraio 2011 ottiene il
finanziamento dalla Regione Lazio. Ma oggi, anche questa vicenda,
come quella della “casa rosa”, rischia di finire sotto inchiesta
visto che l’edificio per il quale la Regione ha già stanziato dei
soldi per l’esecuzione di lavori, è in realtà nell’elenco
approvato dai Consiglieri Comunali riguardante la dismissione di beni
pubblici. Voi spendereste soldi per una proprietà che avete messo in
vendita? Per qualche piccola riparazione può darsi ma non certo per
eseguire lavori straordinari per un importo di 110mila euro! Questa
infatti è la cifra che il Comune ha ottenuto per il progetto de “la
casa della pace”, un’opera già inserita nell’elenco dei lavori
pubblici 2011-2013, approvato dal Consiglio il 14 marzo 2011. Dopo
appena un mese, il 12 aprile, la Giunta Boccia approva anche la
delibera dei lavori da eseguire ma tre mesi dopo lo stesso Consiglio
Comunale detta le linee guida per la vendita del patrimonio pubblico,
comprendente proprio la palazzina di Viale Enrico Ferri.
Un’amministrazione attenta ai soldi
pubblici e in crisi permanente di liquidità, avrebbe subito fermato
il progetto “casa della pace” o, al limite, avrebbe dirottato i
soldi stanziati dalla Regione su un altro edificio. Invece no, il
Comune ha continuato a viaggiare su due binari ben sapendo che prima
o poi, quei binari, sarebbero diventati uno solo e allora i due treni
sarebbero arrivati a scontrarsi. Se da una parte ha messo in vendita
l’ex municipio di Viale Enrico Ferri dall’altra ha predisposto un
progetto per ristrutturare il secondo piano dello stesso ex
municipio. Roba da pazzi... se non addirittura da Corte dei Conti o
da magistratura!
Ma il paradosso non finisce qui, perchè
una delle prerogative del bando non era solo quella di eseguire dei
lavori ma anche (e soprattutto) di creare strutture permanenti e
funzionanti. Infatti, diversi Comuni che hanno ottenuto quello stesso
finanziamento hanno inaugurato veri e propri luoghi d’incontro. E’
il caso di Cerveteri (Roma) che ha aperto uno spazio dedicato
all’aggregazione; oppure del Comune di Acquapendente (Viterbo) che
ha riqualificato un immobile dotandolo delle strumentazioni
necessarie per l’avvio delle attività; o ancora del Comune di
Roccagorga (Latina) che ha aperto una casa per l’aggregazione
giovanile.
Strutture funzionanti e operative 365
giorni l’anno.
Invece a Rocca di Papa si chiedono e si
prendono soldi per un edificio già messo in vendita. Non solo. Nello
stesso edificio il Comune ha già eseguito alcuni lavori per la messa
a norma della stanza adibita a laboratorio musicale e sala prove
(altri 50mila euro finanziati sempre dalla Regione). In totale, per
la palazzina messa in vendita, lo Stato italiano ha pagato lavori per
160mila euro!
Non potendo al momento consultare tutta
la documentazione esistente sull’argomento, rivolgiamo al Sindaco e
ai Consiglieri Comunali alcune domande: i soldi sono già stati
incassati dal Comune? I lavori previti sono già stati eseguiti? Se
invece la Regione non li ha ancora saldati, il Comune che fa? Li
prende, dichiarando contemporaneamente che l’edificio di Viale
Ferri sarà tolto dall’elenco delle svendite? Oppure semplicemente
li rimanda indietro annullando il progetto?
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