Funghi a ottobre, grano a
giugno e abusi edilizi a ferragosto. La tradizione italica è sempre
rispettata. A Grottaferrata qualche settimana fa è spuntata una
bella piscina nella tenuta agricola Fonteia. Stiamo proprio sotto al
Tuscolo, non lontano dall’antica via dei Sepolcri che porta al
pianoro dove sta il teatro romano, all’interno del Parco dei
Castelli Romani.
Il progetto è del 2006, e
fu contestato già allora. Ci furono ricorsi al Tar e al Consiglio di
Stato, addirittura una marcia di cittadini. Il progetto era una
chiara forzatura: si parlava di attività agricola, con manufatti che
sembravano più adatti per un albergo che per coltivare la terra.
Affacciandosi dalla rete
di recinzione della “tenuta agricola”, all’occhio dell’ignaro
passante la costruzione potrebbe sembrare un resort extralusso, con
tanto di velux sul tetto (le finestre che si usano per le ville) e
con accanto una stupefacente piscina con una gradinata per scendere
in acqua. Tutto intorno il meraviglioso paesaggio dei Castelli Romani
pronto per essere coltivato.
Invece, per un tecnico
esperto, la piscina è un abbeveratoio, il resort è un granaio, le
velux servono per dare luce alle mucche e i campi intorno alla
piscina sono per le patate.
Secondo una logica
elementare le piscine non dovrebbero essere autorizzate, vista la
perdurante penuria d’acqua che caratterizza purtroppo i Castelli
Romani. Ma la piscina non sembra comunque compatibile con le
necessità di una tenuta agricola. Naturalmente sappiamo che frotte
di avvocati sono pronte a sostenere la necessità del ristoro fisico
dell’agricoltore e quindi della irrinunciabile esigenza di una
piscina.
Nel frattempo nessuno
controlla e, nel caso, nessuno pone sotto sequestro il presunto
abuso. Fuori dalla tenuta non compare alcun cartello che riguardi la
piscina, già da solo questo dovrebbe essere un indizio non
trascurabile per i guardiaparco del Parco dei Castelli Romani, per la
polizia municipale di Grottaferrata, per il Corpo forestale dello
Stato. Tutta gente che ha come compito principale quello del
controllo del territorio. O forse no?
Andrea Sebastianelli
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