Quando
giriamo per la “macchia” (i boschi) alla ricerca di funghi o semplicemente per
passeggiare, notiamo che tra un albero e l’altro il sottobosco è pieno di
frasche, pezzi di legna e pertiche “sebbullite” o cadute, oppure che sono lì da
anni. Camminare diventa così difficile e c’è anche il rischio di farsi male.
Questo non accadeva sessanta anni fa, quando l’interno delle macchie era pulito come un giardino e si
sentiva solo il fruscìo delle foglie secche che dava agli animali il tempo di
scappare dai cacciatori. Questa pulizia era possibile perché quando si
tagliavano i boschi per la legna, era buona norma prima pulire il sottobosco.
Subito dopo arrivavano gli spedicatori
a tagliare gli alti fusti di castagno, seguiti dai segatori (che selezionavano
il legname in base alla grandezza) e poi dai rabbinatori (erano coloro che conoscevano ogni tipo di legno e
quindi procedevano a dividere il materiale facendo delle piccole “masse”, cioè
cataste).
Finito
questo lavoro giungevano i pezzutatori,
i ffàcciatori, e gli scorzatori, mentre altri raccoglievano
la legna di scarto (tacche, scorze, ciocchetti) per il focolare domestico.
Anche le donne andavano per legna “pe’ u
fuocu”, seguivano i recacciatori
(quelli che trasportavano il legname fuori dal bosco con i buoi o con i
ca-valli e i muli, gli asini no ‘chè non erano adatti).
Per ultimi
venivano i fascettari che erano i veri pulitori del sotto-bosco dopo le operazioni
di taglio. Il loro lavoro era autorizzato dal proprietario del bosco, dai
guardiani o dalla Forestale e
raccoglievano fino all’ultima frasca. Erano una sorta di “scopini della
macchia” che lavoravano a cottimo per il proprietario. Poi c’erano quelli che jeanu a attaccà i fascetti in proprio
per poi venderli ai forni a legna di Marino, Frascati, Grottaferrata, Ariccia e
Albano.
Tra i più
famosi il maestro Carfagna ricorda: Bacco, Sidoro, Ulisse, Ciaranfa, Sblò,
Cencio, Franciosi, Trombò, u Bizzeru, Sirvio, Gino, Giuvanninu (uno dei più
forti), Pigaccia e Angelo. E ancora: ‘Ngelino, u Bassettu, Ulisse, Giansanti, u
Nnebbiu, u Fig-ghiu, Pecorella, Mafrinu, Maurinu, Parla pocu... e tanti altri
onesti fascettari. Facendo questo prezioso lavoro ricevevano il plauso di
tutti, a cominciare dai cercatori di funghi. Ora che gli “onorevoli fascettari”
non ci sono più i boschi sono ridiventati sporchi e il pericolo degli incendi è
aumentato.
Maestro Carfagna,
RispondiEliminagrazie ai tuoi lavori rivive un mondo dimenticato e molto spesso quando leggo quello che scrivi e guardo i tuoi disegni sento anche gli odori di quei tempi. Riesci a ricreare l'atrosfera andata e permetti a noi "giovani" di capire meglio come eravamo e da dove veniamo.
un caro saluto
Noemi