sabato 13 aprile 2013

La cattiva coscienza dei Sindaci

Da quello che si legge nelle cronache dei giornali di questi giorni, i Sindaci partono lancia in resta contro il Parco dei Castelli Romani, accusandolo di inefficienza e di ritardi nelle pratiche edilizie. Sottolineano l'inutilità dell'Ente di Tutela, ma pretendono di gestirlo direttamente attraverso un consorzio di comuni.
La loro è un'analisi tranchant, alquanto superficiale, nel senso che non individua i nodi, semplicemente lancia anatemi, ma soprattutto cerca di impossessarsi del giocattolo.
Verrebbe da chiedersi dove sono stati finora, quando la gestione commissariale di Orciuoli imposta dall'ex assessore regionale all'Ambiente Mattei - ex sindaco di Albano, è bene rammentarlo - provocava quei problemi dei quali oggi si lamentano? Non ci pare di aver sentito mai levarsi una voce, in questi ultimi tre anni, contro la gestione del Parco, ma solo silenzio accondiscendente. Ricordiamo che l'insediamento di Mattei come assessore all'Ambiente e del suo fido Orciuoli come “Guardiano del Parco”, fu salutata dai Sindaci come la riappropriazione del Parco da parte delle Comunità locali; “finalmente”, dissero. Quanto è corta la memoria dei nostri Sindaci!
Quando si esprimono critiche e ci si avventura nel suggerire soluzioni, bisognerebbe essere rigorosi nel saper distinguere le responsabilità politiche e gestionali di ogni parte in causa, soprattutto le proprie.
Facciamo due esempi diretti:
Dal 2007 al 2010 con la precedente gestione del Parco di Centro-sinistra le pratiche edilizie venivano evase in tempi medi di 45 giorni (molto meno di quanto prescrive la legge); inoltre i Nulla Osta venivano pubblicati sul sito istituzionale del Parco, nell'attuazione dei principi di trasparenza e pubblicità degli atti. Da tre anni, con la gestione di Centro-destra i tempi di rilascio sono dilatati a 4/6 mesi e le autorizzazioni non sono rese pubbliche, rimangono segrete, chissà perché. I Comuni si lamentano, ma perché fino ad oggi sono stati zitti e muti? Non c’è stata alcuna presa di posizione contro questo stato di cose. Forse andava bene cosi? O non bisognava disturbare chi nel frattempo teneva il Parco a bagnomaria?
Dal 2007 al 2010 con la gestione del Parco di Centro-sinistra, sono stati organizzati corposi programmi di Promozione del Territorio, per esempio attraverso iniziative che i cittadini ancora ricordano. Il format “Cose Mai Viste” prevedeva 400 visite guidate l'anno, alle quali partecipavano circa 10.000 cittadini. Il ritorno economico sul territorio era quantificato in un rapporto di circa 1 a 5, 1 a 7. Significa cioè che su ogni 100 euro spesi dal Parco per organizzare le visite guidate, al territorio ne rientravano 500/700 di euro, soldi spesi dai fruitori delle visite per consumazioni, entrate nei musei, pranzi convenzionati. Insomma si mettevano in moto meccanismi virtuosi di microeconomia locale. Oggi il Parco non fa più nulla di tutto ciò. Visite guidate uguale zero! Come mai? E come mai i Sindaci anche in questo caso, sono rimasti silenti?
La nostra convinzione è che se il Parco non funziona lo si può più facilmente additare come il responsabile di tutte le cose che non vanno. E allora “non far funzionare il Parco” è stato l’unico obiettivo della gestione Mattei-Orciuoli, obiettivo tacitamente condiviso dai Sindaci dei Castelli, che oggi fanno finta di indignarsi!
I Sindaci propongono di tornare alla gestione del Parco attraverso un Consorzio dei Comuni. Ma questa gestione c'è già stata in passato, per una quindicina d’anni, precisamente dal 1984 al 1998. In tutto questo tempo il Consorzio dei Comuni, che gestiva il Parco, non è riuscito a fare praticamente nulla, né la perimetrazione definitiva dei confini del Parco, né il Piano di Assetto, che definisce la pianificazione e la gestione ambientale del territorio. Insomma: la gestione consortile (quella dei Comuni che oggi i Sindaci reclamano come panacea) fu un fallimento totale.
Al contrario, nel 2009 il Consiglio direttivo della gestione di Centro-sinistra, dopo anni di immobilismo, è riuscito poi ad adeguare il Piano di Assetto alle leggi quadro nazionali e regionali, dotando finalmente l'Ente dello strumento fondamentale per la gestione dell'area. E forse il problema sta proprio qui. I Sindaci preferiscono continuare a gestire il territorio direttamente, dopo che per decenni lo hanno cementificato, con quella logica che - secondo loro - vede l'edilizia come unico modello di sviluppo possibile.
Il territorio dei Castelli Romani ha bisogno di un Parco e di una gestione forte e chiaramente orientata ai principi della tutela. La rinascita dei Castelli Romani parte da qui e non certo tornando indietro a un Consorzio tra Comuni guidato dai Sindaci, o per meglio dire, dalle correnti dei partiti, che sono già pronti a spartirsi le spoglie di quello che rimane di un territorio troppo a lungo martoriato.

Andrea Sebastianelli

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