Da quello che si legge
nelle cronache dei giornali di questi giorni, i Sindaci partono
lancia in resta contro il Parco dei Castelli Romani, accusandolo di
inefficienza e di ritardi nelle pratiche edilizie. Sottolineano
l'inutilità dell'Ente di Tutela, ma pretendono di gestirlo
direttamente attraverso un consorzio di comuni.
La loro è un'analisi
tranchant, alquanto superficiale, nel senso che non individua
i nodi, semplicemente lancia anatemi, ma soprattutto cerca di
impossessarsi del giocattolo.
Verrebbe da chiedersi
dove sono stati finora, quando la gestione commissariale di Orciuoli
imposta dall'ex assessore regionale all'Ambiente Mattei - ex sindaco
di Albano, è bene rammentarlo - provocava quei problemi dei quali
oggi si lamentano? Non ci pare di aver sentito mai levarsi una voce,
in questi ultimi tre anni, contro la gestione del Parco, ma solo
silenzio accondiscendente. Ricordiamo che l'insediamento di Mattei
come assessore all'Ambiente e del suo fido Orciuoli come “Guardiano
del Parco”, fu salutata dai Sindaci come la riappropriazione del
Parco da parte delle Comunità locali; “finalmente”, dissero.
Quanto è corta la memoria dei nostri Sindaci!
Quando si esprimono
critiche e ci si avventura nel suggerire soluzioni, bisognerebbe
essere rigorosi nel saper distinguere le responsabilità politiche e
gestionali di ogni parte in causa, soprattutto le proprie.
Facciamo due esempi
diretti:
Dal 2007 al 2010 con la
precedente gestione del Parco di Centro-sinistra le pratiche edilizie
venivano evase in tempi medi di 45 giorni (molto meno di quanto
prescrive la legge); inoltre i Nulla Osta venivano pubblicati sul
sito istituzionale del Parco, nell'attuazione dei principi di
trasparenza e pubblicità degli atti. Da tre anni, con la gestione di
Centro-destra i tempi di rilascio sono dilatati a 4/6 mesi e le
autorizzazioni non sono rese pubbliche, rimangono segrete, chissà
perché. I Comuni si lamentano, ma perché fino ad oggi sono stati
zitti e muti? Non c’è stata alcuna presa di posizione contro
questo stato di cose. Forse andava bene cosi? O non bisognava
disturbare chi nel frattempo teneva il Parco a bagnomaria?
Dal 2007 al 2010 con la
gestione del Parco di Centro-sinistra, sono stati organizzati corposi
programmi di Promozione del Territorio, per esempio attraverso
iniziative che i cittadini ancora ricordano. Il format “Cose Mai
Viste” prevedeva 400 visite guidate l'anno, alle quali
partecipavano circa 10.000 cittadini. Il ritorno economico sul
territorio era quantificato in un rapporto di circa 1 a 5, 1 a 7.
Significa cioè che su ogni 100 euro spesi dal Parco per organizzare
le visite guidate, al territorio ne rientravano 500/700 di euro,
soldi spesi dai fruitori delle visite per consumazioni, entrate nei
musei, pranzi convenzionati. Insomma si mettevano in moto meccanismi
virtuosi di microeconomia locale. Oggi il Parco non fa più nulla di
tutto ciò. Visite guidate uguale zero! Come mai? E come mai i
Sindaci anche in questo caso, sono rimasti silenti?
La nostra convinzione è
che se il Parco non funziona lo si può più facilmente additare come
il responsabile di tutte le cose che non vanno. E allora “non far
funzionare il Parco” è stato l’unico obiettivo della gestione
Mattei-Orciuoli, obiettivo tacitamente condiviso dai Sindaci dei
Castelli, che oggi fanno finta di indignarsi!
I Sindaci propongono di
tornare alla gestione del Parco attraverso un Consorzio dei Comuni.
Ma questa gestione c'è già stata in passato, per una quindicina
d’anni, precisamente dal 1984 al 1998. In tutto questo tempo il
Consorzio dei Comuni, che gestiva il Parco, non è riuscito a fare
praticamente nulla, né la perimetrazione definitiva dei confini del
Parco, né il Piano di Assetto, che definisce la pianificazione e la
gestione ambientale del territorio. Insomma: la gestione consortile
(quella dei Comuni che oggi i Sindaci reclamano come panacea) fu un
fallimento totale.
Al contrario, nel 2009 il
Consiglio direttivo della gestione di Centro-sinistra, dopo anni di
immobilismo, è riuscito poi ad adeguare il Piano di Assetto alle
leggi quadro nazionali e regionali, dotando finalmente l'Ente dello
strumento fondamentale per la gestione dell'area. E forse il problema
sta proprio qui. I Sindaci preferiscono continuare a gestire il
territorio direttamente, dopo che per decenni lo hanno cementificato,
con quella logica che - secondo loro - vede l'edilizia come unico
modello di sviluppo possibile.
Il territorio dei
Castelli Romani ha bisogno di un Parco e di una gestione forte e
chiaramente orientata ai principi della tutela. La rinascita dei
Castelli Romani parte da qui e non certo tornando indietro a un
Consorzio tra Comuni guidato dai Sindaci, o per meglio dire, dalle
correnti dei partiti, che sono già pronti a spartirsi le spoglie di
quello che rimane di un territorio troppo a lungo martoriato.
Andrea
Sebastianelli
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